Sulla destra orografica del fiume Rienz-Rienza nel
Comune di Sankt Lorenzen – San Lorenzo di Sebato sorgono le frazioni di
Sonnenburg-Castelbadia, Fassing–Fassine e Lothen-Campolino. Partendo dal
tracciato che dalla statale, a piedi, porta verso Fassing-Fassine, il primo
sguardo incontra una falesia che costituisce la roccia a monte della quale
sorge quello che oggi è denominato il Burgkofel di Lothen ad un’altitudine di
961 metri s.l.m. La piccola frazione con soli 40 abitanti è compresa
territorialmente fra due cappelle,
quella di Santa Maria e quella di San Nicolò. La parete a strapiombo che l’ha
resa nota è volta verso sud ovest, ed oggi è una palestra di arrampicata, ma la sua fama è dovuta ad un ritrovamento
eccezionale, avvenuto a seguito di lavori di rifacimento stradale, a cavallo
fra il 1939 ed il 1940, quando vennero ritrovati tutta una serie di oggetti di
bronzo e ferro, fra cui fibule, collane, bracciali oltre a briglie ed a una spada.
Ma l’oggetto più importante è
senza dubbio un cinturone oggi custodito al Museo Mansio Sebatum e costituito
da una lamina in bronzo che presenta due facce, una con iscrizione in lingua
retica e l’altra con decorazione di due cervi rivolti verso destra. Misura 34
cm per 12,5 cm, il primo cervo più grande mostra un grande palco di corna e si
sta nutrendo, il secondo posto sulla sinistra della lamina invece, seppur mostri
caratteristiche maschili è dotato di grandi orecchie di cerva ed annusa il
posteriore del primo animale. Sul rovescio della lamina l’iscrizione fu
tradotta dal Prof. Alessandro Morandi, uno dei massimi esperti di lingua
etrusca e quindi, di lingua retica. L’iscrizione recita:
Spada
in ferro con rappresentazioni di maschere celtiche, ritrovata a Lothen-
Campolino. Fattura
pregiata di La Tène Museo Mansio Sebatum, Sankt Lorenzen-San Lorenzo di
Sebato (BZ)
XANUEL SURIES
KALA HEPRU ?IA? ?IL KLUNTURUS
XANUEL SURIES dedica a HEPRU un opera di
KLUNTURUS
Non è ancora chiaro se Hepru
fosse una divinità o una persona di alto rango. L’iscrizione del cinturone di
Lothen una delle più lunghe trovate sinora ci mostra come le genti alpine locali
entrarono in contatto, fra il VI° e V° secolo a.C. con genti dell’Etruria
padana e sin dal V° secolo a.C. si assistette all’uso dell’alfabeto che sarà
poi definito ‘alfabeto retico nord Etrusco di Bolzano’. E contrariamente a
quanto si è spesso affermato l’utilizzo dell’alfabeto da parte di genti retiche
appartenenti alla Cultura di Fritzens- Sanzeno è collocabile sia antecedentemente
rispetto alla discesa dei Celti-Galli sia precedentemente rispetto alla frammentazione dell’Etruria padana. Ed infine non meno
importante, le attestazioni di Livio che conferma l’origine etrusca dei Reti si
allinea con le scoperte sinora fatte, mentre le dichiarazione di Plinio
riguardo una fuga dei Reti dalle Alpi a seguito delle ondate galliche non ha
riscontro archeologico. La scrittura era usata soprattutto per iscrizioni sacre
e di ambito religioso e l’iscrizione di Lothen è anche la più antica dell’ambito
alpino-dolomitico e si può collocare anteriormente a quelle di Lagole in Veneto
e Sanzeno in Trentino. Il soggetto dell’incisione inoltre è collegabile ad
altre incisioni simili nell’ambito artistico etrusco, in cui cervi sono stati
incisi in posizioni analoghe.
La falesia di Lothen-Campolino vista dalla strada che conduce al Burgkopf attraverso
Fassing-Fassine
Il
paesaggio che conduce alla frazione di Fassing-Fassine e successivamente a
quella di Lothen-Campolino
Sopra la cappella di Santa Maria all'inizio della frazione di
Lothen - Campolino, sotto la cappella di San Nicolò che sorge su un promontorio
all'interno della proprietà della famiglia Stadler
In
lontananza la cappella di Kniepaß fatta edificare sempre dalla famiglia
Stadler e dedicata a Santa Margherita
Il
Burgkofel di Lothen
Inizialmente i reperti in
mancanza di adeguata sorveglianza furono trafugati e venduti finendo sul
mercato tedesco. Fu solo negli anni ’80 che grazie all’archeologo Reimo Lunz si poté
rintracciarli e riportarli nel loro luogo di origine. Risalgono ad un periodo
compreso fra il 450 ed il 370 a. C. per forma e foggia riconducibili alla
Cultura di La Tène, appartengono ad un abbigliamento tipico del V° e IV°
secolo a.C. La Cultura di La Tène ebbe come caratteristica una produzione
metallurgica di valore con manufatti di pregio abbelliti da decorazioni
accurate e particolareggiate. Inizialmente si pensò che questi oggetti
potessero derivare da una frana della sommità del colle soprastante, ma la
tesi più accreditata rimane quella del Prof. Hubert Stemberger che li definì
come parte di un’offerta votiva alla piccola sorgente poco distante. Possiamo
dedurre quindi che il deposito fosse un luogo di culto collettivo, collegato al
resto del villaggio da diversi sentieri.
Dalla
sommità del Burgkofel, davanti uno strapiombo e la vista della Rienz-Rienza
Immagini 1 e 3 Museo Mansio
Sebatum
Immagini altre tratte
dall’archivio personale
Bibliografia e sitografia
*Ferruccio Bravi I Reto Etruschi, Centro di
Documentazione Storica per l’Alto Adige 1975
*Rafaela Costantini
Sebatum, L'Erma Di Bretschneider, 2002
*Christian Terzer
Sebatum sulle Tracce dei Saevati – Guida al Museo
*Hubert Stemberger
San Lorenzo di Sebato, Editore Associazione Pro Loco di San Lorenzo di
Sebato 1991
*Mio articolo del 2017: St. Margareten- Kniepaß - St
Lorenzen, Dea Ambeth (celtica)