Lettori fissi

lunedì 24 dicembre 2018

Frau Drude-Trude






Questa è la storia di come la curiosità fine a sé stessa e l'insolenza non paghino mai, questa è la storia di una ragazza che volle sfidare Frau Trude.

Fu in una fredda giornata, complice l’ozio che porta con sé la stagione invernale, che una giovane ragazza si rivolse ai genitori, dicendo loro che avrebbe voluto andare a trovare nel fitto del bosco Frau Trude. Era curiosa la ragazza, voleva vedere se le cose narrate da chi aveva incontrato questa strana Signora fossero vere, se davvero la sua casa fosse così colma di oggetti particolari. Voleva insomma andare solo a curiosare. I genitori cercarono in tutti i modi di vietarle di andare, ma lei si mise in cammino senza nemmeno valutare le parole di chi, più saggio di lei, la metteva in guardia dall’andare a mettersi nei guai. Cammina, cammina arrivò da Frau Trude, che come la trovò sull’uscio di casa le chiese: “Come mai sei così pallida? E la ragazza rispose tremando : “Ho visto una cosa che mi ha fatto paura, un uomo nero sulla vostra scala” ma la Trude rispose “E’ solo un carbonaio”. Il dialogo continuò “Ho visto un uomo verde sulla vostra scala”, “Era un cacciatore” ribatté la Trude; “Ho visto un uomo rosso sulla vostra scala”, “Era un macellaio”. “Frau Trude che terrore! Ho guardato dentro la vostra casa e non vi ho vista così, ma orrenda e terrificante. Frau Trude con un ghigno le rispose “Bambina mia, mi hai solo vista nella mia vera essenza, ti ho attesa tanto a lungo, diverrai luce per i miei occhi!” Così la prese e la trasformò in un ciocco di legno che mise ad ardere nel camino.

Note:

La Fiaba Grimm è la numero 43 ed è ispirata dalla versione del 2010 della Professoressa Dal Lago Veneri, riscritta su una versione edita nel 1936.

La Frau Drude-Trude (anche Drud o Trut, con variante maschile in Drudner o Trutner) si manifesta in questo breve racconto ed evidenzia tratti specifici, che riportano alle Figure del Tempo del Solstizio d’Inverno, rivelandosi come variante terminologica e sovrapponendosi per parecchi aspetti alla figura di Holda. A partire dal XVI sec. il termine venne usato come sinonimo di strega.

Curiosità La curiosità lontana dal rispetto non viene apprezzata, anche quando inconsapevole innesca un processo lesivo per la persona che si approccia a queste figure senza il dovuto atteggiamento mentale. Questo si manifesta sia in questa fiaba ma anche in altri racconti. Del resto se la ragazza fosse stata consapevole che la Trude è malevola, non avrebbe azzardato il ricercare l’incontro.

Diavolo Nella versione dei Grimm, quando la ragazza dice di aver visto all’interno di casa un’altra forma della Trude rispetto a quella che vede sull’uscio di casa, viene nominato il Diavolo (per intenderci  tutto ciò che rappresenta la decadenza e la decomposizione di questo tempo dell’anno viene sostituito, all’interno della rilettura cristiana, sistematicamente dalla figura diabolica), io ho voluto non ricalcare questa linea di narrazione, proprio per non cadere nella trappola che associa la strega al Diavolo cristiano, che sicuramente all’origine di questa storia non c’era. In merito a questo la Trude assume gli stessi tratti duali della Holda/Perchta.

Veggenza La Trude dice chiaramente alla ragazza che la stava aspettando, manifestando la conoscenza che sarebbe andata a trovarla prima che succedesse.

Stregoneria La trasformazione della ragazza nel ceppo di Yule, avviene ad opera di un atto stregonico, per questo la Trude è considerata strega per antonomasia.

Il ceppo di Natale  riporta anche qui ad un’antichissima usanza sicuramente di matrice precedente la sua prima attestazione che ci giunge nel 1184 dalla Germania. Da qui si estese sino a sud del continente ed anche al di fuori di esso. Tradizione ancora vissuta in talune parti d’Italia e che arriva a noi anche attraverso uno dei dolci tipici del periodo, specialmente nel nord e centro Italia: Il tronchetto di Natale. Il ceppo o ciocco veniva ricercato e scelto attraverso una selezione di tipo rituale, effettuata solo da uno o più membri della famiglia, a seconda delle regioni. La ritualità includeva poi lo stesso trasporto e l’accensione. Il ceppo, tronco di legno trovato alla base di un albero doveva essere frassino o abete. Portato a casa lo si addobbava per essere acceso con brace del ceppo dell’anno precedente e doveva ardere per le Dodici Notti Sante.

Il Drudenfuß-Piede della Trude o Piede del Druido Questo è il termine con cui a partire dal Medioevo venne definito il simbolo del pentacolo all’interno di un cerchio. Interessante vedere come popolarmente solo graficamente vi sia similitudine fra il termine Drude-Trude e Druide-Druida in Tedesco, in un’attinenza, secondo la visione del tempo che affiancava con chiara evidenza alla stregoneria sia la Trude che il Druidismo, senza giustificazione di tipo etimologico che possa invece affiancare i due termini.

Il termine potrebbe essere, secondo i Grimm, anche di derivazione da una Valchiria di nome Þrúðr, termine che in Antico Norreno significa forza. Figlia della Dea Sif e del Dio Thor vide il suo nome anglicizzato in Thrud.

Si manifesta così un altro degli aspetti tipici medievali della medicina alchemica, qui estesa come concetto, anche alla protezione personale e degli ambienti: il pentacolo inscritto in un cerchio che simboleggia l’integrazione dell’Essere Umano nella Natura, e quindi visto in accezione negativa del suo significato, in questo contesto diviene apotropaico, secondo il principio che ciò che ammala può anche guarire.
Del resto secondo la Tradizione cristiano-cattolica la Vita è figlia del Dio monoteista mentre secondo il politeismo, di qualunque matrice, essa è figlia della Natura nei suoi molteplici aspetti di Dea, Dee, Dei.

Abbiamo un importante testimonianza dell’utilizzo scaramantico del simbolo all’interno di Burg-Castel Taufers, maniero duecentesco nel quale, all’interno della camera da letto della Principessa Margarethe, mostra sulla culla un pentacolo con la punta rivolta verso l’alto ed inscritto in un cerchio, poiché la paura della Frau Trude era così grande, da farlo utilizzare anche in chi come i regnanti dell’epoca seguivano la religione cattolica, il cui simbolo fu scolpito a tutela del neonato che dormiva in quella culla sulla parte frontale, mentre sul retro dello stesso lettino venne scolpita una croce cristiana.

Ma il vocabolo Drudenfuß è utilizzato anche con il significato di vischio, con funzione di protezione sempre da demoni e streghe. 

La Frau Trude anche nell’araldica Una curiosità, il termine Drudenfuß, rappresenta anche in araldica, in lingua tedesca, un qualsiasi pentacolo all’interno di uno stemma comunale o nazionale, in alternativa a sostantivi come Alpfuß o pentalfa per esempio. Questo a prescindere che la figura sia rivolta con la punta verso l’alto o il basso. Ad esempio nel circondario di Rems-Murr nella Regione del Baden-Württemberg non lontano da Stuttgart-Stoccarda, Weiler ora frazione di Schondorf un tempo fu Comune autonomo ed il suo stemma era appunto il pentacolo rovesciato, ma questo è solo un esempio fra diversi disponibili.




L’Alp Abbiamo visto essere uno dei nomi della Frau Trude, sebbene in quella manifestazione sia maschile. Frau Trude come l’Alp penetra all’interno di abitazioni e stanze da piccoli fori circolari nelle pareti delle case o dai buchi delle serrature delle camere da letto.

I tre colori della visione della giovane Il nero porta con sé morte e sventura, il rosso è il sangue dell’offerta rituale, la vita che viene offerta alla Divinità, e nulla più della trasformazione della giovane nel ceppo offerto al fuoco avrebbe potuto rappresentare al meglio questa ritualità sacra. In ultimo il verde, la Natura del piano terreno, da cui Drude-Trude origina ed in cui dimora.











Immagini

*1.Fairytale.wikia.com
*2.Wikipedia.org


Didascalia

2. Weiler-Rems stemma


Bibliografia

*Grimm - Tutte le Fiabe, a cura di Brunamaria Dal Lago Veneri Newton Compton Editori 2010, Pag.150-151

*Laugrith Heid, La Stregoneria dei Vani, Anaelsas Edizioni 2017, Pag. 83-85-86


Videografia

*Burg Taufers, Ritter, Sagen und Geschichte-Il Castello di Taufers, Cavalieri, leggende e storia, Rai Bozen 2013


Sitografia

Mio articolo 2018
 *L’Alp
*Wikipedia.org

lunedì 17 dicembre 2018

L' Alp





Da questa figura dai caratteri complessi e talora contraddittori nascono sogni angoscianti ed oppressori. Vive nelle profondità di oscuri boschi, ma visita di tanto in tanto i valligiani che hanno imparato a riconoscerne i rumori che lo introducono nei masi esclusivamente di notte. Il suo nome deriva da una storpiatura del vocabolo tedesco Elfe-elfo che però a differenza dell’Italiano, è un termine femminile, sebbene lo si conosca in questo caso per essere invece invariatamente di sesso maschile, lui è l’Alp.
In alcune aree della Germania è una forza elementare come uno gnomo, in altre dell’Austria è spesso visto come lo spirito di un morto mosso da influssi malevoli, in questo caso il suo attacco è diretto verso la famiglia che ha lasciato. Essendo fondamentalmente un mutaforme, può comunque assumere forma umana o animale, diventando così ancora più pericoloso e creando più difficoltà in chi deve riconoscerlo, ma quando le abitazioni sono immerse nel buio, alcuni rumori peculiari danno la certezza che voglia entrare proprio in quella casa.

L’Alp con attenzione cerca, in case le cui porte e finestre sono chiuse, un varco che lo conduca all’interno. Lo trova attraverso le fessure che si creano fra gli assi o i travi di legno, e così il rumore più caratteristico della sua presenza esterna è quello di pressione contro le pareti dell’abitazione. Il contadino allora se lo sente scende al piano terra, attendendo che l’Alp sia dentro per farsi promettere che non vada a disturbare altre persone. E lo può fare solo chiudendo la crepa attraverso la quale l’Alp è entrato. Perché una volta dentro l’Alp non può che uscire se non attraverso lo stesso varco tramite cui si è introdotto all’interno della casa, anche se porte e finestre fossero spalancate. Proprio per questo, è successo che si siano verificati casi in cui abbia cercato di fare compassione al contadino che aveva preso di mira, dicendo che a casa lo aspettavano i figli, che erano in attesa di cure.

Ma lo si può allontanare anche prima che sia dentro se si riesce ad intervenire prima che sgattaioli all’interno, semplicemente invitandolo a tornare il giorno dopo per una bevuta. In quel caso si dovrà far trovare, proprio chi lo ha invitato.C’è anche una breve filastrocca che si può recitare prima che riesca a entrare “Trud vieni domani da me, che presto qualcosa a te” l’Alp si darà alla fuga, tornando il giorno seguente, in sembianze umane e con il pretesto di prendere qualcosa in prestito. Ed ancora, se il prescelto dell’Alp si sveglia all’improvviso e lo riconosce, l’entità non potrà fargli più del male, ritornando magari il giorno dopo, in sembianze umane per bere qualcosa di caldo insieme. In rarissimi casi comunque abbiamo visto, vuoi perché scoperto e forzato dagli eventi, è in grado di comportarsi bene.

Che aspetto ha l’Alp? In alcune aree assume le sembianze di un vecchio uomo, in altre di un potente mago, in altre è un nano, secondo talune versioni specialmente legate al Medioevo, assume le forme di gatto, di un uccello, o ancora di un maiale. Per altri invece era solo il servitore di streghe che aiutavano a diffondere sortilegi e malefici sotto forma di topo di campagna o di gatto. Può volare o galoppare e può anche trasformarsi in farfalla ed appoggiarsi sulla schiena di qualcuno che sta dormendo, succhiando sangue dai capezzoli di uomini e bambini, anche se preferisce nutrirsi del latte delle donne. Per questo atteggiamento viene visto come un vampiro. Inoltre ama succhiare i capelli dei suoi prescelti arruffandoli ed annodandoli. Ma l’Alp nella maggior parte dei casi non ucciderà mai l’essere umano che prende di mira.

Proprio nella forma di vampiro, può manifestare la sua presenza anche come morto che ritorna e che non pago della sua manifestazione, attacca anche altri defunti, lacerando prima il suo sudario ed al contempo divorando le sue stesse carni lo stesso giorno del funerale per poi passare a quelle di coloro che gli riposano accanto, per nutrirsi del loro corpo. In merito a questa profanazione la Chiesa fomentò nella popolazione tutta una serie di paure e fobie, e nel 1679 uscì un trattato, che fu considerato un’opera seme, per la letteratura sui vampiri che da lì in avanti prese piede fra Germania ed Austria. Lo scritto a cui fu dato il titolo di Dissertatio Historico-Philosophica de Masticatione Mortuorum  fu pubblicato dal teologo tedesco Philipp Rohr.

Nella visione persecutoria delle donne, nella Chiesa specialmente di quel secolo, la nascita di un Alp era da considerare imputabile alla colpa di una sola persona: la madre. Infatti secondo la comune opinione, lei poteva avere commesso un peccato durante la gravidanza e quindi l’Alp essere la risposta a quell’atto, oppure aver mangiato bacche da un cespuglio su cui dei nani avevano precedentemente sputato. E se durante la nascita non si prendevano misure appropriate, anche se non meglio specificate, si incorreva nel rischio di far crescere un bambino che sarebbe divenuto un Alp. Ci si imbatteva nello stesso pericolo se la madre nutriva un timore per animali selvatici, specialmente verso un cane o un cavallo.

Inoltre anche un bambino nato avvolto nella placenta poteva divenire un vampiro, sebbene la stessa peculiarità in altre aree, la nascita con la camicia, fosse vista come evento particolarmente fortunato. I bambini così alla nascita erano soggetti ad ispezioni particolari, per scoprire macchie o segni peculiari che ne potessero indicare il futuro o per scongiurare il pericolo che potessero divenire vampiri, o ancora ravvedere, come nei casi in cui avessero avuto dei peli sulle mani, il pericolo che potessero trasformarsi in lupi mannari. Ed è proprio legato a questa ultima accezione che in altre narrazioni  si credeva l’Alp vagasse in forma di un grosso cane libidinoso, in quanto si asseriva che in vita fosse stato un lupo mannaro. In questa variante la figura dell’Alp si lega ad altre leggende.

Nelle narrazioni, generalmente, ha la forma di una scimmietta, in tutti i casi ha il corpo estremamente peloso, e le sopracciglia unite a formare una riga unica. Ed anche quando assume forma umana mantiene le stesse caratteristiche di villosità. Un tratto peculiare che in qualche modo lo rappresenta e distingue è un cappellino chiamato Tarnkappe-cappello magico, attraverso il quale questa entità manifesta le sue qualità magiche come quella di trasformarsi in ciò che appare più consono alle situazioni, come anche rendersi invisibile al fine di agire indisturbato. Per questo al suo morbido copricapo, dalle peculiari tese larghe guarda sempre con molta cura, poiché perderlo significherebbe perdere i suoi poteri. Lo stesso copricapo in alcune varianti assume la forma di velo, che oscura la maggior parte del volto.

Lo abbiamo visto in qualità di vampiro che quindi detesta anche la luce rivelandosi solo di notte, ma soprattutto l’Alp fondamentalmente personifica l’incubo, in quanto la sua presenza si manifesta nel sonno con forte sensazione di pressione sul petto che da luogo a brutti sogni che disturbano il riposo del(la) malcapitato/a . Può indurre anche la persona visitata a sviluppare malattie croniche, in quanto diventa impossibile liberarsi dalla sua presenza.

Dal suo nome originano le parole tedesche Alpdruck e Alptraum entrambe con il significato di incubo. Dal vocabolo alternativo, Mahr deriva la parola Nachtmhar che significa fantasma notturno da cui deriva il termine inglese nightmare. Anche in questo caso oggi il termine Mahr viene definito maschile come indicazione di genere, ma guardando alla sua etimologia, la sua primitiva forma includeva un utilizzo sia al maschile che al femminile. E nel passato l’aspetto dell’Alp fu di figura esclusivamente femminile, che tormentava una donna sedendole sul petto.

I suoi sinonimi sono Alb o Alm che ha anche il significato di malga con valenza di prato montano utilizzato per alpeggio. Ed il suo plurale è Alpen, che indica anche la catena montuosa delle Alpi.

L’Alp può effettuare nella stessa notte più visite a luoghi vicini. Una storia ci racconta che alcuni pastori, mentre stazionavano lungo un corso d’acqua, nell’attesa che i loro greggi si radunassero, videro arrivare un Alp e sciogliere le funi che tenevano legata al molo una barca, giungendo così dall’altra parte della riva. Qualche ora dopo, l’Alp ritornò facendo la stessa strada a ritroso. La stessa scena si ripeté per diverse sere, tanto che i pastori decisero di nascondere l’imbarcazione. Quando l’Alp arrivò e vide che la barca non c’era, iniziò ad urlare e strepitare, minacciandoli di fare avere loro dei problemi se non gliela avessero tirata fuori.

Specialmente in Austria l’Alp assume una caratteristica che è quella di agire sulla volontà del dormiente prescelto, manipolandola. Si vengono a creare così casi di sonnambulismo e convulsioni. Queste azioni erano sempre fatte per volere delle streghe. L’Alp venne così associato al Mahr germanico, entità simile ad un cavallo bianco che porta con sé l’incubo. Nella sinonimia delle due figure, il cavallo ricorre anche legato all’Alp che usa cavalcarlo tutta la  notte e sino a sfinimento.

Fra i metodi usati per tenere lontano un Alp dalla propria casa o dalla propria vita ce ne sono diversi e singolari. Rimanendo in tema cavallo, con delle teste di questo animale morto l’Alp  può essere tenuto lontano. Fare anche molta attenzione a come si posiziona una sedia all’interno della camera da letto, per evitare di offrirla alla cavalcata dell’Alp. Per fare si di non essere attaccati, alcuni poggiano un pettine sull’addome, il rischio è però che l’Alp lo prenda e lo conficchi dalla parte appuntita nella carne della persona visitata. Un metodo più sicuro ed efficace sarebbe dato dal posizionare, sempre sull’addome, uno specchio, in questo caso l’Alp vedendo la sua figura riflessa, si spaventerà così tanto della sua bruttezza da scappare. E ancora per difendersi dalle sue incursioni notturne: porre ciabatte o scarpe con la parte dell’apertura da cui si infila il piede o del tacco rivolto verso la sponda del letto. Attaccare oggetti di ferro alla testiera del letto. Dormire con la luce accesa in camera da letto. Anche le levatrici che fasciano un bambino, devono segnare croci mentre lo avvolgono nei vari lembi di tessuto, altrimenti l’Alp lo fascerà a sua volta, rischiando di costringerlo e di farlo morire.

Gli Alp(en) sono tenuti naturalmente lontani da coloro che sono arrabbiati ed in quel caso proprio dalle sue sopracciglia unite, uscirà in forma di farfalla bianca per andare a cercare un’altra persona da opprimere.
Gli Alp(en) sono però impossibili da uccidere, in quanto legati a forme mentali di paura che si manifestano nel sonno. Sebbene talvolta si dice che l’uso di reliquie benedette o la croce possano avere effetto liberatorio, questo non corrisponde al vero, in quanto essi sono appartenenti ad una Tradizione molto lontana dal Cristianesimo che non riconosce nei simboli tipici di questa religione un deterrente al loro agire.

Alla luce di quanto scritto sopra sorgono due considerazioni. L’Alp che vedremo assume anche altri nomi ed altre peculiarità, specialmente di tipo fisico, potrebbe semplicemente essere un vampiro energetico, figura di cui l’esoterismo di qualsiasi origine e tradizione narra, rivestito poi dalla Chiesa con associazioni ad animali di vario tipo che nell’iconografia cristiana riportano alla strega. In tal senso però, un grande dubbio compare quando vedo che uno dei suoi sinonimi è Alm-malga ed al plurale il termine che lo designa significa anche la catena montuosa delle Alpi.

In primo luogo le malghe di oggi, intese non solo come prati di alta montagna dove portare a pascolare il bestiame in estate, ma anche come area ricettiva, mi ha sempre fatto riflettere molto. I masi che oggi viviamo come punti di ristoro, una volta erano esclusivamente edifici utilizzati da famiglie di pastori per vivere, talvolta solo in estate, ma nella maggior parte dei casi erano l’abitazione abituale esattamente come ancora oggi, molti masi lo sono, sebbene posti su versanti boschivi molto alti e scoscesi. Queste strutture sappiamo essere state costruite su precedenti insediamenti di tipo celto-retico, almeno per l’area alpino-dolomitica. Ancora oggi alcuni masi hanno circa 600-700 anni ed appunto si insediarono su precedenti agglomerati millenari. Le abitazioni specialmente in passato non venivano costruite su terreni a caso, ma se da una parte determinate caratteristiche fisiche, come ad esempio la presenza di una fonte d’ acqua furono fondamentali, per Culture che fondavano la loro vita sulla simbiosi con la Natura, possiamo verosimilmente pensare che le abitazioni sorsero in aree dove si era raggiunto un contatto ed equilibrio con numi tutelari delle varie aree, quelli che ancora oggi sono conosciuti come il genius loci, lo Spirito di un luogo. Potremmo quindi pensare all’Alp come ad una figura non del tutto negativa, ma appunto come viene anche descritta, talvolta (anche se raramente) anche benevola. Ma allora cosa può influire sul comportamento di questa entità? Le fiabe ed i racconti,  ci narrano come l’atteggiamento mentale degli umani, muova certi personaggi della Tradizione, verso un comportamento piuttosto che verso un altro. L’Alp come altre figure leggendarie a noi arrivate solo come diaboliche, riconducono alla figura di Frau Trude, strega per antonomasia. Anche in questo racconto vedremo come l’intento cambia l’esito del racconto esattamente come succede per le due sorelle che troviamo nella fiaba di Frau Holle.

Il termine Alpen non solo come plurale dell’entità, ma come indicativo della più importante catena montuosa d’Europa, attingendo alla stessa fonte potrebbe indicare che l’importanza di questa figura era tale da essere associata al nome di queste montagne.

Sebbene oggi il termine Alpi lo si leghi etimologicamente al latino Alpes, che i Romani attinsero da un vocabolo ben più antico che sembra indicare pietra o roccia o comunque luogo elevato, il primo ad utilizzare il termine Alpi fu Erodoto, filosofo greco, vissuto fra il 480 ca. ed il 430 a.C. che viene considerato padre dell’etnografia. Nella sue Storie IV, 46 si riferisce alle Alpi come nome celtico originario di due fiumi come l’Alpis ed il Carpis, entrambi affluenti del Danubio. Nomi oggi ricondotti a due precisi corsi d’acqua entrambi originari di quella Terra che fu l’Illiria. Il Carpis corrisponde all’attuale Culpa che nasce dal Monte Risnjak in Croazia, segnando peraltro per parte del suo tragitto il confine fra la stessa nazione di origine e la Slovenia, confluendo poi nella Sava, uno dei maggiori fiumi sloveni  e che è il nome attuale dell’Alpis. Sava che a sua volta confluisce nel Danubio come uno dei suoi maggiori affluenti.

Sapendo che i fiumi spesso nell’antica Cultura celtica, ma non solo in quella, attingevano, per i nomi, dall’ampio bacino di Divinità e semidivinità, includendo fra esse anche i demoni, non trovo azzardato pensare che l’Alp avrebbe potuto essere figura tanto diffusa quanto nota e importante, al punto di legare il suo nome a corsi d’acqua che poi avrebbero potuto essere la fonte per denominare un gruppo montuoso di tale pregio, oltre a riverberarne ed alimentarne il ricordo. O che secondo la prima versione di cui sopra e oggi accreditata come la più autentica, il nome della catena montuosa tragga il nome da figure che vivevano sugli stessi alti monti a cui diedero il nome.































Immagini

Entrambe Wikipedia.org

*1 Nachtmahr, Johann Heinrich Füssli 1781


Bibliografia

*Alberto Mari Ulricke Kindl La montagna e le sue leggende, Mondadori 1988 Pag. 200,201

*Bob Curran Vampires: a field guide to the creatures that stalk the night, New Page Books, 2005 Pag. 17,18,21

*Charles Troye Storia d’Italia del medio-evo e codice diplomatico longobardo, Napoli della Tipografia del Tasso 1839 Pag. 172, 173, 174




lunedì 10 dicembre 2018

L'oscurantismo mai trasformato





Storicamente associamo la parola oscurantismo ad un fenomeno relegato a secoli passati in cui venne fatta una ferrea opposizione a progresso ed a diffusione di cultura. Se però osserviamo bene, quella manifestazione che si impone ed impone agli altri ignoranza e sottomissione è ancora molto viva.

Ieri non ho letto molte notizie, ma una mi ha portata a riflettere, sto parlando della dichiarazione del capo gabinetto del Ministero della Famiglia, Cristiano Ceresani, il quale in un’intervista ha asserito che i cambiamenti climatici sarebbero parte dell’opera di Satana verso il Mondo.
Al di là dell’opinione che rimane sua, come propria rimane quella legata alla lettura di eventi secondo una data fede o culto, sin da subito ho trovato grave che in uno Stato che dovrebbe (e quanto mai il condizionale è d’obbligo) essere laico, si manifestino  idee e valutazioni che pur nella liceità delle stesse, all’interno di un ruolo istituzionale, danno una declinazione religiosa che è faziosa e non accettabile.

In un’Europa nella quale spesso le origini della stessa vengono addotte al Cristianesimo, ponendo prima dell’anno zero dell’epoca cristiana il vuoto cosmico, quando invece di cosmico c’è un’incompetenza senza pari, mi attenderei che nel 2018 non si ostenti l’ignoranza come vessillo di (pseudo) cultura, ma questo richiede studio ed assenza di pregiudizio, entrambe merci rarissime.

In verità però la ciliegina sulla torta è arrivata verso l’ora di cena, quando un quotidiano locale ha pubblicato un articolo che ho letto nella sua brevità tutto d’un fiato, perché incredula di quanto i miei occhi stessero scorrendo.
L’articolo parlava della terza edizione della sfilata dei Krampus(sen) di Natz-Schabs/Naz-Sciaves, località molto belle e rinomate per la produzione di mele su un altipiano nei pressi di Brixen-Bressanone, che si è tenuta sabato sera e delle lamentele arrivate dalle associazioni cattoliche, in quanto la manifestazione coincideva con la data di nascita della nonna del Papa Emerito Benedetto XV, originaria del paese. Subito ho sorriso, poi lo sgomento ha preso il sopravvento, quando ho letto che verso tali associazioni, coloro che avevano organizzato l’evento hanno presentato formali scuse, dicendo che la manifestazione era stata organizzata dall’anno precedente, senza valutare la concomitanza della ricorrenza, e che non si sarebbe più verificato  l’increscioso fatto.

Non credevo ai miei occhi, poiché sebbene le stesse associazioni di Krampus(sen) e Perchten portino quasi sempre la dicitura Teufl (Diavolo), rimandando ad un concetto che decontestualizza queste figure dalla loro Cultura di origine affiancandole in antitesi a San Nicolò, nella lotta tutta monoteista del Bene contro il Male, in effetti questa figura assume una lettura molto diversa se inserita nel contesto di origine. Si manifesta così una peculiarità che tocca questa Terra quanto si applica a livello nazionale a troppi ambiti, ben più gravi, dove la laicità e l’aconfessionalità di uno Stato troppo spesso vengono meno.

Da sempre asserisco che ognuno deve essere libero di credere in ciò che vuole, o anche di non credere, perché il rispetto è fondamento di libertà. Ma la libertà di un altro finisce dove inizia la mia, e su questo non arretro di un passo. Del resto la stessa carta costituzionale asserisce nell’articolo 8 quanto segue.

Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge [cfr. artt. 19, 20]. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano.”

Credo serva più tutela verso la rivivificazione di certe Tradizioni che già di origine medievale attingevano da bacini culturali e cultuali ben più antichi che si perdono nella notte dei tempi. Durante l’Inquisizione il rituale di inizio dicembre fu proibito e tale divieto durò per secoli, ma la Tradizione così radicata continuò a vivere nelle valli più isolate e ricominciò in sordina nel XVII secolo, per riprendere ufficialmente con cortei e manifestazioni organizzate nella seconda metà del XIX secolo. Ed è proprio nelle valli più isolate, come quella in cui abito e che vide una presenza politeista slava fino al 600 d.C. quando si decise di evangelizzare (senza mai estirpare completamente e fortunatamente aggiungo), che antichi riti ed usanze non sono mai andati persi.

Il grosso problema è che non è che credo che abbiamo imboccato solo ora questa deriva, ma oggi è più visibile perché paganesimo e politeismo o anche solo manifestazioni che riportano ad un’Europa arcaica stanno prendendo sempre più piede, riemergendo da un oblio al quale si pensava di averli relegati.
Alla luce di queste mie considerazioni fatte durante la cena, poco prima delle venti, ricercando l’articolo, mi rendo conto che è stato rimosso, ed al suo posto se ne trova uno nuovo che celebra solo l’apprezzamento della manifestazione brissinese, accompagnato da molteplici foto.

Il Tempo del Solstizio si avvicina e porta con sé una nuova luce, che mi piacerebbe illuminasse pagine di cultura. Che sotto gli alberi, fra i regali possano esserci più libri, magari di quelli che parlano di qualcosa di diverso da ciò che pensiamo di conoscere, che ci svelino qualcosa di nuovo, che facciano soprattutto uscire da quelle piccole grandi certezze, che costituiscono per moltissimi la zona di comfort e che rappresentano le pseudo sicurezze che invece affondano radice nella non conoscenza che può generare solo bieca ignoranza, dove questa diventa madre dell’unica figlia possibile, la paura.


















Immagini tratte da 
altoadige.it Sfilata Krampus Natz-Schabs/ Naz-Sciaves 8 dicembre 2018

domenica 2 dicembre 2018

Demoni e vampiri di Alpi e Mitteleuropa, un viaggio fra le paure della Tradizione





Il  mese di novembre porta con sé non solo l’inizio della stagione oscura, ma anche la narrazione di figure leggendarie che legate ad essa hanno tramandato nei secoli e nel tempo un senso di timore se non di paura vera e propria. Piccoli gesti di tipo rituale apotropaico e protettivo, scandiscono i riti inseriti in festività cristiane, ma che mantengono una palese matrice pagana, anche in questo periodo dell’anno,  come ad esempio le fumigazioni delle abitazioni specialmente durante precisi momenti dei Dodici Giorni che segnano il passaggio dalla Festa di Yule a quello della Notte di Berchta/Perchta anticipo del suo Giorno, il Berchetentag (6 gennaio), atte a scacciare spiriti considerati maligni. E’ proprio alla vigilia dello stesso giorno che i Sternsinger-Cantori della Stella passano di casa in casa su autorizzazione del parroco di ogni più piccola borgata a fumigare pesantemente le abitazioni (oltre ad annunciare l’arrivo di coloro che nella religione cristiana sono i Magi ed a raccogliere offerte).

Quella benedizione però avviene alla vigilia di una delle notti più ricche di demoni ed entità guidate da Perchta/Holda che volano in cielo secondo la tradizione mitteleuropea celto-germanica. E così figure di leggendaria memoria che appartengono a tempi di cui non conosciamo l’origine, ma che vivono ancora oggi, trovano eco nelle manifestazioni folkloristiche e tradizionali, nei richiami e nelle invocazioni fatte con incensieri nei masi sperduti dei versanti montani innevati come nelle famiglie cattoliche più tradizionaliste. Rituali che hanno luogo specialmente il giovedì durante il mese di dicembre.

Il giovedì non è un giorno scelto a caso, ma è un giorno considerato ideale o funesto, sempre nella tradizione nordica, a differenza di quella mediterranea in cui è il venerdì, per fare o per non fare tassativamente delle cose, come anche il martedì, tanto quanto il sabato è considerato il giorno d’eccellenza in accezione positiva per il fato. I primi tre giorni, la cui osservazione è anche legata ai cicli lunari, crescenti o decrescenti sono considerati Schwendtage, i giorni fatidici della Tradizione. Il termine che deriva dal vocabolo Alto Tedesco Switan ha significato di diminuire, consumarsi. Schwenden nel Medio Tedesco ha la valenza di distruggere, rendere arido, sradicare. In questi giorni quindi se la luna è crescente avrà successo tutto ciò che deve avere una crescita, al contrario se la luna è calante bisognerà evitare di fare molte cose come intraprendere un viaggio, portare gli animali in alpeggio, piantare nuove piante come tagliare il fieno o cuocere il pane. 

Il termine dialettale Ertig che significa martedì è legato al Dio della guerra greco Ares, omologo del Marte romano. In Tirolese il vocabolo Pfinztig per giovedì (considerando la domenica come primo giorno della settimana) deriva da Pfinz che sta per cinque, quindi il giovedì è giorno di streghe e raduni di maghe e demoni. Proprio per questo le ritualità di dicembre destinate alla purificazione delle case da spiriti nefasti avviene in questo giorno. Del resto il cinque torna e ritorna…Sebbene le prime sfilate di Krampusse e Perchten inizino intorno al 25 novembre, giorno in cui il calendario celebra Santa Caterina d’Alessandria, la Santa che si stratificò sul Culto della Dea Wilbeth (colei che tesse i destini e la vita), ufficialmente il loro arrivo è celebrato la sera/notte del 5 dicembre così come la Festa di Berchta/Perchta trova il suo apice la notte del 5 gennaio.

Il periodo dedicato agli Antenati del resto, sebbene  venga  considerato strettamente legato a tre giorni a cavallo fra il 31 ottobre ed il 2 novembre, in effetti si protrae sino all’11 novembre con la festa di San Martino, che funge da Porta sul Mondo di Perchta, e di tutti gli altri numerosi nomi con cui questa Dea legata a neve e ghiaccio si manifesta dal Sud Tirolo alla Slovenia, dalla Germania all’Austria. Le manifestazioni di queste figure affascinano lo sguardo quanto evocano paure profonde.

Jung nel suo Libro Rosso scrisse: "La natura è giocosa e terrifica. Gli uni ne scorgono il lato giocoso, si trastullano con quello e lo fanno sfavillare. Gli altri scorgono l'orrore, si coprono il capo e sono più morti che vivi. La via non passa in mezzo a questi due estremi, bensì li contiene entrambi. E' gioco divertente e al tempo stesso freddo orrore."

I demoni nell’immaginario collettivo vengono associati erroneamente alla figura del Diavolo cristiano di cui spesso si usa il termine come sinonimo, perdendo il loro significato originario ed evocando qualcosa di esclusivamente negativo, ma il termine greco daimon da cui il vocabolo origina, indica ben altro. Questi geni, semidei, fungono da punto di giunzione fra gli esseri  umani e gli Dei, sono Esseri posti a riequilibrio della Terra. E si badi che il riequilibrio e l’armonia non passano per la dualità bene-male a cui siamo abituati. Certo le loro peculiarità possono apparire poco gradevoli, ma la cultura in cui siamo stati educati le ha solo estremizzate e viste come negative. Possono essere benevoli o malevoli, o essere dotati di entrambi gli aspetti, ma in essi, a prescindere che siano di sesso femminile o maschile si manifesta l’essenza selvaggia ed indomita della figura che da sempre viene contrastata: la strega. 

Il loro potere incontrollabile fu estremizzato e così nelle narrazioni queste figure sono giunte sino a noi prevalentemente come vampire, come esseri che ritornano dalla morte lacerando sudari e distruggendo tombe, figure che si nutrono di sangue, di sperma, di latte, di energia vitale, dedite anche ad atti di cannibalismo. Creature rese terribili, per il semplice fatto di essere oscure e decontestualizzate dalla loro origine e quindi secondo il cattolicesimo esclusivamente riprovevoli.

Nelle descrizioni che seguiranno, il mio intento è quello di raccontarle per come sono arrivate a noi, con la lucida consapevolezza, che esattamente come la figura di Holda e stata traslata e raccontata dai Grimm come quella della nonnina, Frau Holle, che fa nevicare quando sprimaccia il suo piumone, alterandone la figura, che in origine fu una Gigantessa, anche nel caso delle entità di cui andrò a raccontare si creò una vera e propria letteratura relata al vampirismo specialmente intorno al 1700, atta solo ad amplificare i sentimenti di terrore delle persone. Al contempo però, come all’interno della fiaba sopracitata, seppur rivisitata ed ammorbidita permangono elementi archetipici di facile individuazione, ugualmente nel caso di queste figure di cui andremo a leggere, al di là del senso di timore che incutevano ed al fatto che siano state rese quasi tutte, orride manifestazioni, in esse c’è spesso un comune denominatore che è il nutrirsi come detto più sopra di elementi vitali appartenenti ad esseri umani quanto ad animali, riportando il discorso all’arte stregonica in cui queste sostanze rivestono valore e donano potere. Le stesse figure acquisiscono sfumature diverse a seconda delle zone ed esattamente come Perchta/Holda variano nome a seconda della regione da cui proviene la narrazione, sfumano le loro caratteristiche in altre simili ma non cambiano sostanza, perché ci parlano di esseri, demone fisici ed energetici di cui a volte si hanno rade informazioni.

Furono gli incubi di interi villaggi, l’incontro che più si temeva, i loro luoghi sono le profondità delle foreste, le montagne buie e misteriose. Spesso i loro tratti peculiari diventano comuni ad altre figure delle stesse zone in cui vengono raccontate le loro storie. Sono però per alcuni aspetti evanescenti come la neve e le notti oscure di nuvole basse da cui nascono. 



















Immagine tratta da sanghhan.com

Bibliografia

*Brunamaria Dal Lago Veneri Numina Rustica, Edizioni Alpha Beta Verlag 2014 Pag. 18,19

*Bob Curran Vampires: a field guide to the creatures that stalk the night, New Page Books, 2005 Pag. 13,14

* Karl Gustav Jung, Il libro rosso – Liber novus, Bollati Boringhieri 2012

Sitografia

Miei articoli 2016

Wielenberg, nel nome di Wielbeth, la Dea lunare, una delle Tre Bethen, la Triade di Dee celtiche delle Dolomiti pusteresi 


mercoledì 24 ottobre 2018

Il rientro dagli alpeggi fra tradizione e storia






Dalla fine di agosto ad ottobre, si svolgono nelle vallate tutta una serie di manifestazioni che sono legate ad un evento che si ripete uguale da secoli, la transumanza. In alcuni casi è ripercorrere gli stessi sentieri con le stesse cadenze, da un tempo preistorico, come nel caso di quella che ha luogo nella Schnalstal-Val Senales diretta verso le Alpi tirolesi dell'Ötztal. Il passaggio che transita lungo tre dorsali, quella del Timmelsjoch–Passo Rombo (2494 m.) l’Hochjoch (2885 m.) ed infine il Niederjoch-Giogo Basso (3017 m.) è considerata l’unica transumanza transfrontaliera e transglaciale del territorio alpino, sino al 1963 fu anche in uso il Gurgler Eisjoch (3252 m.). Ogni anno i mandriani con indosso il tipico grembiule tirolese blu(1), si apprestano a scortare i loro animali verso le maghe, ogni anno alla lunga ed impegnativa marcia partecipano circa 4000 pecore (sino a solo pochi anni fa erano 5000-5500) e 300 capre accompagnate da alcune decine di giovani pastori e pastore, che conducono i loro capi di bestiame a passare la stagione estiva agli alpeggi fra le vette più elevate. La monticazione, cioè il momento della salita all’alpeggio in generale si svolge in concomitanza di date ben precise come il 15 giugno (San Vito), ed è la fase più difficile, in quanto sui crinali ancora candidi dalle precipitazioni invernali, il terreno è reso scivoloso dalla neve presente ed a questo rischio si aggiungono canali rocciosi stretti e ricoperti di ghiaccio. Cronache passate del resto ci illustrano molto bene, come da sempre questi passaggi abbiano rappresentato un altissimo rischio per animali e uomini. Vi sono storie di assideramento come quella del 1744 in cui cinque pastori e circa 100 pecore perirono sul ghiacciaio, o una più recente e datata 1979 nella quale una cinquantina di pecore morirono travolte da una slavina in Tisental-Val di Tisa; oppure andando a ritroso nei secoli troviamo una storia dal lieto fine, datata 1694, la cui narrazione è rappresentata in un ex voto della chiesa parrocchiale di Unser Frau-Madonna di Senales nell’omonima valle e che racconta della caduta di un pastore, Georg Kofler, in un crepaccio e della sua richiesta di salvarsi alla Madonna; il pastore fu aiutato dai colleghi con corde che gli permisero di riemergere dalle pareti rocciose fra le quali era caduto ed esaudito dalla Vergine secondo la rappresentazione dell’ex voto in cui la scena è accompagnata dalla manifestazione della Madonna in risposta alla supplica di salvezza. In quella stessa chiesa ogni anno viene celebrata una messa con l’intento di proteggere pastori e bestiame lungo l’impervio tragitto che li attende. La fase più semplice, invece, è quella della demonticazione, cioé del ritorno, quando greggi e uomini vengono attesi nelle località di Kurzras-Maso Corto (2000 m.) e Vernagt-Vernago (1700 m.) fra musiche e allegra convivialità, uno dei piatti tipici è costituito dalla Schnalser Nudeln, la pasta ottenuta con il torchio presente solo qui e condita con ragù di pecora. Questa tradizione ha sviluppato e mantenuto nei millenni relazioni familiari, sociali e culturali, permettendo ad antiche usanze e riti di rimanere vivi nel tempo, sebbene vestiti di religiosità diverse, che si sono succedute nei secoli. E’ oramai comprovato che il passaggio tra i ghiacciai per giungere agli alpeggi più alti ha radice preistorica ed è vecchio di 6000 anni. La transumanza assume così i toni di un punto d’incontro nella vita della comunità montana. Dal 2011 questa attività in quanto così antica e particolare visti i 44 chilometri che la connotano, percorsi in due giorni, con i rischi che vengono resi maggiori proprio dalla presenza dei ghiacciai ha ottenuto il riconoscimento Unesco come Patrimonio Culturale Immateriale. 






Che l’allevamento sia attività antichissima e necessaria alla sopravvivenza è notizia confermata anche da recenti ritrovamenti che riguardano la scoperta che l’attività e la produzione lattiero casearia, nel bacino mediterraneo è molto più antica di quanto non si pensasse. Rinvenimenti, situati sulla costa dalmata della Croazia, all’interno di due villaggi neolitici, indicano residui lattei in contenitori di ceramica, che collocano in un’epoca temporale di gran lunga antecedente a quella che si conosceva per certa, come tempo in cui si cominciò l’uso del latte e dei latticini. La mungitura di animali iniziò nell’8500 a.C. circa, quando iniziò la domesticazione, in tal senso abbiamo evidenze nell’attuale Turchia nord-occidentale. A questo potrebbe essere seguita la produzione dei primi latticini. La nuova scoperta croata, collocherebbe la produzione casearia mediterranea antecedente il 5000 a.C. all’inizio dell’Età del Bronzo. La produzione di derivati del latte si sarebbe inserita in una dieta che richiedeva maggiori nutrienti tanto quanto la riduzione della mortalità infantile, favorendo variazioni di tipo demografico e fisico. Questo ultimo studio va a sommarsi e compararsi con uno fatto nel 2012 che confermò come in Polonia, si produsse formaggio almeno 7000 anni fa. Questi studi ci mostrano come gli animali da latte furono sin da millenni passati, una grande fonte di sostentamento, e come abbiano potuto inserirsi le migrazioni verso gli alpeggi estivi già in epoche remote. Sebbene l’area corrispondente all’attuale Sudtirolo fu abitata da genti diverse: Celti, Reti, Germani, Slavi, seppur con culture diverse, furono accomunati da forti similitudini nelle attrezzature come nelle modalità di lavoro, nelle strutture abitative quanto nel modo di vivere. Questo ci fa pensare a una società tanto eterogenea quanto unitaria per certi, importanti aspetti. Lo sfruttamento dei pascoli è antico quanto il primo insediamento. Lo stretto rapporto uomo-animale da pascolo, in questo caso ovino, è sì legato alla produzione di latte e derivati, ma anche ad una produzione a queste quote fondamentale tanto quanto i prodotti caseari, quella della lana e dei suoi manufatti. Le pecore vengono tosate ancora oggi due volte l’anno e le forbici che si utilizzano sono identiche a quelle di periodo romano se non precedente. La produzione di questo filato pregiato, era ed è fondamentale per inverni estremamente rigidi. Oggi come millenni fa il tessuto più rinomato è il loden. Utilizzato già da Celti e Reti che ne apprezzavano la grande capacità di riparare dal gelo e dal fuoco, ne fu riconosciuta la capacità protettiva anche in epoche successive, quando si sapeva che la lunga fase produttiva, che contempla ben cinquanta passaggi, era a atta a creare capi che difendessero non solo dalle intemperie anche più estreme, ma che sarebbero durati una vita. Nel Medioevo (XIII secolo) addirittura si lasciavano in eredità tessuti in loden. E più tardi, lo stesso imperatore Francesco Giuseppe mostrò di amare questo tessuto nelle sue battute di caccia e lo stesso apprezzamento manifestò l’imperatrice Sissi. Questo permise la diffusione dal ceto rurale alpino alla borghesia e all’aristocrazia, rendendo questo tessuto da rustico a ricercato. Ma il legame con le pecore rappresentava qualcosa di talmente importante che includeva anche l’offerta alle divinità. Sul colle del Ganglegg presso Schluderns-Sluderno in Vinschgau-Val Venosta e su quello di San Giorgio presso Kortsch–Corces frazione di Schlanders-Silandro fra le varie offerte sono state anche trovate forbici da tosatura e fusi, la tessitura del resto fin dalle culture più antiche era legata al sacro ed a determinate Divinità, inoltre il latte ricordiamo che era parte delle offerte alla cavità detta bothros che permetteva il versamento di liquidi e miele in onore di antenati e Dei (si legga in merito il mio articolo 2018 Roghi votivi. Il Sonnenburger Kopf, il colle fra ritualità e celebrazioni) . Questo sottolinea come il rapporto uomo-animale fosse sacro in ogni passaggio, dalla nascita alla morte o all’offerta cultuale e che millenni fa era considerato non un semplice capo di bestiame ma parte della comunità, esattamente come oggi. 









Se ad ovest della Provincia la demonticazione più importante per numero di capi e più famosa è quella degli ovini ad est è quella bovina, che nella transumanza segue comunque le stesse regole, con monticazione che può avvenire in tre date concomitanti con le feste di San Vito come abbiamo già visto più sopra, San Giovanni Battista (24 giugno) o al più tardi nella data dei Santi Pietro e Paolo (30 giugno). Le malghe in quota hanno mantenuto aspetto e forma delle abitazioni più remote con fuoco aperto, per lunghissimo tempo. Solo in anni recenti si è ricorso alla creazione di vie transitabili con mezzi motorizzati o allacciamenti alla rete elettrica. La demonticazione inizia a San Bartolomeo (24 agosto), quando la prima neve fa la sua comparsa, come dice anche il detto ‘per San Bartolomeo sovente, la neve sui passi è imminente’. Altre date utili alla discesa degli animali più a valle sono il giorno della Natività di Maria (8 settembre), il Giorno dell’Esaltazione della Croce (14 settembre) o all’equinozio (23 settembre), al più tardi per San Michele (29 settembre). Le date furono e sono quasi sempre rispettate a meno che condizioni avverse del clima non obblighino diversamente. Prima della partenza dopo la lunga permanenza in quota, si sistema la malga, si ripongono gli attrezzi, si sparge il letame sul territorio circostante e soprattutto si preparano gli ornamenti per gli animali, l’ultima cena la deve preparare il margaro con gnocchetti di farina di frumento fritti nel burro. Intanto a valle fervono i preparativi che accoglieranno di nuovo a casa ed in famiglia animali e pastori.




Le date variano leggermente invece per le malghe più basse, nelle quali si producono anche latticini e dalle quali si torna la domenica del Rosario (la prima di ottobre) o al massimo il sabato successivo. Le date in linea di massima vengono rispettate a meno che avverse condizioni meteorologiche non richiedano di scendere anticipatamente. Comunque il rientro da un alpeggio contempla tutta una serie di usanze ben precise che vengono rispettate e tramandate ancora. La migrazione dagli alti pascoli è un'attività che coinvolge sia chi la vive in prima persona attraverso la discesa dalle cime della montagna fino al maso o alla stalla posta più a valle, sia le famiglie pronte ad attendere ed a festeggiare il ritorno di mandrie bovine e greggi ovine e di tutti coloro che se ne sono presi cura nei mesi estivi, anche per quanto riguarda valli come l’Arnhtal-Aurina e la Gsiesertal-Casies con rientro nelle stalle. Innanzitutto sono preparate delle vere e proprie corone per le vacche, decorazioni fatte intrecciando ramoscelli e prevalentemente bacche di colore rosso come quelle dell'uva ursina insieme ad altre erbe e fiori; se durante la stagione estiva non è successo nessun problema e tutto è andato come doveva andare, circa un chilometro prima dell'arrivo la mucca capofila (talvolta anche più di una) detta la Kranzkhu-vacca dalla ghirlanda o Moarkhu- mucca capo o anche Prodlerin verrà abbellita con l’ornamento preparato precedentemente, pronta a rientrare nella sua comunità di appartenenza. Mentre a valle le famiglie si apprestano a ricevere il festoso corteo che magari ha dovuto anche percorrere due giorni di viaggio, come quando si rientra dagli Hohe Tauern-Alti Tauri austriaci per esempio. La mucca guidaiola con il suo malgaro tracciano il sentiero che gli altri animali seguiranno, mucche e i vitelli, se troppo piccoli per coprire il percorso di rientro vengono portati a valle su trattori, seguono poi vitelloni, tori, pecore, capre, cavalli. La Kranzkhu è riconosciuta come l'animale che ha prodotto più latte e per essere la più bella della mandria (vi è un apposito registro per questo dove ogni giorno viene segnata la produzione al fine di monitorare quantità e qualità del latte), viene onorata per tutto questo portando in testa la ghirlanda precedentemente assemblata a cui vengono aggiunti nastri, lustrini, specchietti, perline di vetro, pigne,piume. E’ agghindata e coloratissima quando rientra nella sua residenza invernale, la stalla di valle, fra applausi e musiche che si protraggono per l’intera giornata oltre alla condivisione di prelibatezze locali, fra cui la frittella piatta e salata dalle grandi dimensioni di un palmo di mano, ripiena di ricotta, spinaci, o crauti; è tipica della Pustertal-Val Pusteria, ed è chiamata Tirtlan generalmente viene servita insieme alla Gerstensuppe-minestra d’orzo.

Al collo ogni mucca ha un grosso campanaccio, e mentre l’utilizzo della corona appartiene al secolo XVIII e XIX, i primi  campanacci per bestiame risalgono, come attestato da documenti archeologici alla preistoria. L’ornamento floreale in tempi passati divenne non solo l’abbellimento per i propri capi di bestiame ma anche la rappresentazione di uno status sociale e soprattutto economico, in quanto alcune decorazioni costarono ingenti somme, talvolta anche più di un vacca. Giunti a valle comunque la corona viene tolta, verrà appesa nella stube della casa del malgaro. Una particolarità è rappresentata dagli specchietti presenti sulla corona, che servono ad allontanare eventuali entità che possano rendere la mucca più produttiva invece arida di latte. Inoltre se durante i mesi estivi uno dei padroni più anziani del maso è morto, l’addobbo vedrà, anche in segno di compartecipazione, l’aggiunta di un velo nero in foggia di lutto, vissuto e condiviso anche dal bestiame, rendendolo a pieno titolo parte della famiglia e della collettività.


Tutto questo evidenzia come il rapporto fra l’essere umano e l’animale sia antico e fatto di imprese ardue come il passaggio dai ghiacciai, un legame arcaico e potente, nella condivisione di insidie, e del suo fascino che oggi come allora si ripete nel lento movimento di un filo ideale, che nel paesaggio montano tesse anno dopo anno una tradizione continua che scandisce la ciclicità del tempo degli alpeggi, una tradizione protetta dalle stesse montagne che assistono ogni estate a questo passaggio rituale che segna la stagionalità, che permette ancora oggi come in un tempo molto lontano la vita in quota, dove la neve ed il ghiaccio coprono il territorio per la maggior parte dell’anno, uno scambio che ancora significa sopravvivenza.







Note :
1)    ‘Un uomo senza grembiule blu è vestito a metà’ questo detto spiega brevemente quanto sia importante nell’abbigliamento contadino in grembiule blu, tanto che il primo giorno di scuola viene regalato il primo ai bambini. La tonalità varia così come il nome che è tipico per ogni valle. Prima del 1880 il grembiule da lavoro era di colore bianco ma per distinguere i giorni festivi da quelli lavorativi si optò per la scelta di variare in blu il capo di abbigliamento che già contestualizzava la classe lavoratrice. Può essere senza pettorina come nelle valli ladine o con pettorina come in Pustertal-Pusteria, il cui colore è in un blu cobalto, spesso ornato da fiori, scritte ricamate o disegni. Il grembiule con pettorina viene definito ‘alla tedesca’ ed in Vinschgau-Val Venosta viene indossato solo fino a Burgeis-Burgusio oltre in direzione Svizzera ed Austria il grembiule è sostituito da una camicia da lavoro anch’essa blu e anch’essa di origine germanica.








Immagini

Tratte dal Web

*1,2 ©Valsenales.com
*3 Byalfred.net
*4 Kronplatz.com
*5 Alto Adige 7 Settembre 2018


Didascalia

*1,2,3,6 Transumanza in Schnalstal-Val Senales
*4 Transumanza in Gsiesertal-Val di Casies
*5  Transumanza in Sudtirolo



Bibliografia

*Brunamaria Dal Lago Veneri Alto Adige Terra di feste, riti e tradizioni  Giunti 2002 Pag. 45,46,57

*Guido Mangold-Hans Grießmair Usi e costumi del Sudtirolo Athesia 2001 Pag. 220,221,222,223,224,225

*AA. VV. Alto Adige, Val Pusteria e Val Venosta un oriente e un occidente a confronto Giunti 2009 Pag.82,83,84,85,86,87


Sitografia

*Mio articolo 2018 Roghi Votivi . Il Sonnenburger Kopf , il colle fra ritualità e celebrazioni. https://ilblogdilujanta.blogspot.com/2018/04/roghi-votivi-il-sonnenburger-kopf-il.html

* www.unesco.at

* www.merano-suedtirol.it

* www.journals.plose.org

* www.nationalgeographic.it