Va e viene ma nessuno sa dove e da dove. Abita in radure di larici, o fra abeti e faggi, ma non crediate che lei disponga di una casa come tutti gli altri umani, perché lei non ha bisogno di quel tipo di case. Parla con gli animali, e comunica con i massi nel bosco, ne sa interpretare le linee del tempo, la si può incontrare in paese con lo sguardo perso nel vuoto mentre confabula sommessamente di ciò che vede oltre il visibile. A lei nulla è sconosciuto, il passato o il futuro, di ogni persona, di ogni evento, lei conosce le segrete trame del tempo. Lei che di tempo ne ha vissuto molto, è anziana, molto anziana la Willeweiß, ha diverse centinaia di anni, alcuni dicono migliaia, le sue ossa fragili e bianche come porcellana sembrano in procinto di andare in mille pezzi da un istante all’altro, eppure lei non può morire, lei è Guardiana del Tempo e di tutto ciò che la gente non conosce. Nel suo corpo alberga perennemente il gelo, ed è per questo che entra nelle case, specialmente in inverno, con un saluto accennato e si siede nella Stube, accanto al fuoco, senza mai dire una parola, perché parla molto di rado lei e solo per formulare i suoi vaticini. La gente le conosce bene le sue profezie, si sono sempre verificate. Ed è in quel silenzio inquietante che i valligiani la lasciano tutta la notte. Perché chi la ospita in qualche modo la considera una presenza che desta sorpresa ma al contempo attesa timore di un suo atto di veggenza.
E’
viva ai limiti della vita, non morta ma tutto in lei parla di
qualcosa di morto. Le famiglie del villaggio hanno tentato di
allontanarla quella strana donna anziana, ma senza riuscirci, sino a
che un giorno qualcuno scoprì che per tenerla lontana dalle
abitazioni e dal loro calore bisognava stupirla. Certo non era cosa
facile, pensa e ripensa fu suggerito di mettere sulla stufa dei gusci
di uova rotte, e così fu fatto. Quando giunse il mattino la vecchia
donna ebbe un sussulto e disse:
Sono
la Willeweiß, lo Spirito più antico di queste montagne,
i
miei occhi hanno visto ed ho udito di tutto
nove
volte bosco e nove volte prato
il
bosco come una palude
lo
Schlern come una noce
il
Gepleng come una lama di coltello
il
Rotwand come la mano di un bambino
Il
Tschagerjoch come una gemma
Ma
mai un focolare pieno di gusci di uova bianche come le mie vecchie
ossa”
Dette
queste parole si allontanò dalla casa, nessuno più la vide.
Lei è la Willeweiß, la Signora della Profezia che non può morire.
Lei è la Willeweiß, la Signora della Profezia che non può morire.
Note:
Di
questa figura leggendaria è interessante quanto sia una figura di
‘confine’ lei è molto anziana ai limiti della vita ma non può
morire, ed è proprio quella condizione liminare che la rende
percettiva del passato e del futuro, il suo sguardo non incontra mai
nessuno eppure vede tutto. E’ una visionaria, parla in maniera
strana la Willeweiß eppure ciò che dice ha sempre un senso per chi
la ascolta e solo il tempo le darà ragione. E’ particolarmente
legata ad alcune zone questa profetessa, tra le quali:
Welschnofen–Nova Levante, Eggental–Val d’Ega, Tiers–Tires,
Völs am Schlern-Fié allo Sciliar, Seis am Schlern-Siusi,
Ritten–Renon. E nello specifico vi sono alcuni masi legati alla sua
presenza, primo fra tutti il Geigenhof che riporta nel suo sito anche
la sua leggenda. Si trova attestazione del suo personaggio mitologico
nell’opera di Ignaz Vinzent Zingerle, Sagen aus Tirol (1891), poi
sempre nel volume di fine ‘800 di Johann Adolf Heyl, Volkssagen,
Bräuche und Meinungen aus Tirol (1897) ed agli inizi del ‘900 nel
libro di Franz S. Weber, Laurins Rosengarten, Sagen aus den
Dolomiten. La versione da cui ho tratto la mia rinarrazione viene
dalla Professoressa Dal Lago Veneri che a sua volta si è ispirata
all’opera di Heyl. La mia scrittura viene fatta al presente riguardo alle peculiarità di questa
Guardiana del Tempo, e sebbene la versione a cui mi sono riferita
parli di un’epoca lontana, momento dal quale si dice che più
nessuno l’abbia vista, la frase finale in cui ripeto che lei non
può morire, indica il suo esistere ancora, perché se c’è una
cosa che questa storia insegna, è che nessuno l’ha più
incontrata, ma essendo lei, la Donna che non può estinguersi, la mia
lettura è più legata al fatto che questa Signora delle Montagne,
figura palesemente legata all’inverno, Signora del Ghiaccio ma
anche legata al Fuoco, sia stata allontanata dall’immaginario
collettivo, in una interpretazione in cui una donna che manifesta
certe particolarità viene temuta e tenuta lontana dalla comunità
tutta, fino a non incontrarla più. Provate a cercarla la Willeweiß,
nell’essenzialità della stagione fredda, specialmente la sera
vicini al focolare, o quando su un sentiero sarà solo il rumore dei
vostri passi sulla neve a riempire il silenzio ed un sussurro vi
giungerà alle orecchie. Una curiosità, nella leggenda, la Willeweiß
scompare dalla vista di tutti dopo aver visto gusci di uova, bianche
come le sue ossa, aperte sulla stufa. in Piemonte, nelle valli
occitane, ai confini con Francia, in un territorio quindi
diametralmente opposto, ai ‘Sarvanot’ personaggi mitologici
locali,che vivono in simbiosi con la stessa natura da cui vengono, si tenta
di impedirne l’entrata nelle case ponendo davanti all’uscio gusci
di uova rotte, questo in Val Maira, mentre in Val Varaita scomparvero
dalla vista di tutti, dopo che qualcuno mise sulla stufa gusci di
uova bianche, gli stessi che troviamo in questa leggenda dolomitica.
Immagine
*Tratta
da internet, autore sconosciuto
Bibliografia
*Brunamaria Dal Lago - Fiabe del Trentino Alto Adige, Arnoldo Mondadori Editore,
1989
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