Interno grotta delle Conturines, Gadertal – Val Badia
(Bz)
Fonte provincia.bz.it
Leggenda rinarrata da Lujanta
Narra la storia,
di un luogo quasi
inarrivabile, una grotta posta sul fianco di una ripida montagna, in cui,
la popolazione sfidando disagio e paura, usava andare per ringraziare degli
eventi della vita: una nascita, un nuovo cucciolo del gregge, campi rigogliosi
di cereali, un ricco raccolto che avrebbe permesso alla comunità tutta, di
vivere una stagione invernale non afflitta da carenze di cibo; ma anche di fronte
ad una malattia, una gravidanza difficile, una stagione rigida che metteva a
dura prova la sopravvivenza della popolazione. Sin da bambini, ci si recava, in
quel luogo dove comunque tutti si sentivano accolti e protetti. La grotta
simbolo della Dea Ambeth, era il luogo dove ognuno di loro, semplicemente
riconosceva connessione, accoglienza e protezione. Ambeth, Regina della Terra e
del Cielo che regolava i cicli, di vita-morte e rinascita, della Natura tutta, era
molto amata, veniva celebrata ogni anno, su un pianoro in cima ad una collina
chiamata Kniepaß, e questo dalla notte dei tempi, oggi, in quel luogo sorge una
chiesetta dedicata a Santa Margherita.
Grotta delle Conturines, vista dall’esterno. Nel 1987,
questa grotta fu oggetto di una scoperta sensazionale, da parte
dell’albergatore ed escursionista Willy Costamoling. A 2800 mt. di altitudine
l’uomo trovò i resti, di quelli che poi i paleontologi, scoprirono essere 60
orsi vissuti circa 50.000 anni fa, oltre a decine di leoni delle caverne. La
scoperta è eccezionale, poiché questa sinora rimane l’unica traccia
dell’orso delle caverne, un gigante, di tutta l’area dolomitica, denominato poi
Ursus Ladinicus,. Foto Vito Zingerle
Nota:
La leggenda è una
rivisitazione della brevissima, versione tratta da un volume di fine ‘800, di Johann Adolf Heyl,
che
è sviluppata su matrice cristiana, e dove si narra che la chiesa di St.
Margarethen a Kniepaß sia stata
costruita in onore di Santa Margherita, di cui apparve il volto nella roccia di
una grotta, posta in un luogo inarrivabile su una montagna. Da qui la
rappresentazione del solo volto, invece che tutto il corpo della Santa, nel dipinto
che troviamo sull’altare. Ho voluto così rinarrarla in chiave pre-cristiana,
quando le grotte, come il drago o serpente, erano attributi del Culto della Dea
Madre, simboli millenni dopo attribuiti a Santa Margherita d’Antiochia.
Bibliografia:
Johann Adolf Heyl,
Volkssagen, Bräuche und Meinungen aus Tirol, Brixen 1897, Pag. 551
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