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sabato 28 ottobre 2017

La grotta non lontana da Kniepaß (St. Lorenzen)






Interno grotta delle Conturines, Gadertal – Val Badia (Bz)
Fonte provincia.bz.it



Leggenda rinarrata da Lujanta

Narra la storia,
di un luogo quasi inarrivabile, una grotta posta sul fianco di una ripida montagna, in cui, la popolazione sfidando disagio e paura, usava andare per ringraziare degli eventi della vita: una nascita, un nuovo cucciolo del gregge, campi rigogliosi di cereali, un ricco raccolto che avrebbe permesso alla comunità tutta, di vivere una stagione invernale non afflitta da carenze di cibo; ma anche di fronte ad una malattia, una gravidanza difficile, una stagione rigida che metteva a dura prova la sopravvivenza della popolazione. Sin da bambini, ci si recava, in quel luogo dove comunque tutti si sentivano accolti e protetti. La grotta simbolo della Dea Ambeth, era il luogo dove ognuno di loro, semplicemente riconosceva connessione, accoglienza e protezione. Ambeth, Regina della Terra e del Cielo che regolava i cicli, di vita-morte e rinascita, della Natura tutta, era molto amata, veniva celebrata ogni anno, su un pianoro in cima ad una collina chiamata Kniepaß, e questo dalla notte dei tempi, oggi, in quel luogo sorge una chiesetta dedicata a Santa Margherita.


Grotta delle Conturines, vista dall’esterno. Nel 1987, questa grotta fu oggetto di una scoperta sensazionale, da parte dell’albergatore ed escursionista Willy Costamoling. A 2800 mt. di altitudine l’uomo trovò i resti, di quelli che poi i paleontologi, scoprirono essere 60 orsi vissuti circa 50.000 anni fa, oltre a decine di leoni delle caverne. La scoperta è eccezionale, poiché questa sinora rimane l’unica traccia dell’orso delle caverne, un gigante, di tutta l’area dolomitica, denominato poi Ursus Ladinicus,. Foto Vito Zingerle





Nota:
La leggenda è una rivisitazione della brevissima, versione tratta da un volume di fine ‘800, di Johann Adolf Heyl, che è sviluppata su matrice cristiana, e dove si narra che la chiesa di St. Margarethen a Kniepaß  sia stata costruita in onore di Santa Margherita, di cui apparve il volto nella roccia di una grotta, posta in un luogo inarrivabile su una montagna. Da qui la rappresentazione del solo volto, invece che tutto il corpo della Santa, nel dipinto che troviamo sull’altare. Ho voluto così rinarrarla in chiave pre-cristiana, quando le grotte, come il drago o serpente, erano attributi del Culto della Dea Madre, simboli millenni dopo attribuiti a Santa Margherita d’Antiochia.



Bibliografia:
Johann Adolf Heyl, Volkssagen, Bräuche und Meinungen aus Tirol, Brixen 1897, Pag. 551


venerdì 27 ottobre 2017

St. Margareten- Kniepaß - St Lorenzen, Dea Ambeth (celtica)




Kniepaß, la prima frazione del Comune di St. Lorenzen – San Lorenzo di Sebato (Bz), con la chiesetta dedicata a Santa Margherita
Immagine tratta dall’archivio personale


 
Ricerca e testo di Lujanta

Kniepaß è la prima frazione di St. Lorenzen-San Lorenzo in Sebato che si incontra arrivando da Brixen-Bressanone. E’ posta su un piccolo rilievo roccioso, ubicato ad est della frazione più famosa del Comune, Sonnenburg-Castelbadia. Non è praticamente mai nominata in nessun libro che parli dell’antica Sebatum, se non in uno che parla di arte sacra ed in un altro, austriaco, del 1897, che ne narra la brevissima leggenda. Eppure ho deciso di partire proprio da qui, dove ho incontrato bellezza e quiete ogni volta che passandoci sotto, in macchina o in treno, lo sguardo veniva richiamato da qualcosa che oserei definire magnetico. Dalla statale si vede solo la chiesa ed un maso, e sembrano posti là in alto, fuori dal mondo e da qualsiasi via di accesso. In effetti lassù c’è solo una famiglia che vi abita. Si accede da un vecchio sentiero medievale, che lentamente porta su, e che un tempo era un collegamento di primaria importanza. Mano a mano che si sale, fra i rami degli alberi si inizia ad essere accolti subito dalla figura di San Cristoforo visibile sulla parete ovest. La costruzione della chiesa, fatta erigere da un rampollo di buona famiglia, del Maso Stadler, risale all’incirca al ‘400. Il Maso Stadler, esiste ancora oggi, ed appartiene alla stessa discendenza dal 1313. Posto poco sopra nella frazione di Lothen- Campolino a cui attualmente Kniepaß non è collegata, ma che sicuramente secoli fa era unita alla borgata vicina da qualche sentiero boschivo, ai nostri giorni fagocitato dall’espandersi della foresta di abeti. La chiesa subì diversi rimaneggiamenti, specialmente nel XVII° e XVIII° secolo, poi ancora nel 1972, ed in ultimo, l’ultimo restauro è stato nel 2007, quando sia le facciate che il campanile, rovinati dall’umidità sono stati risanati, mettendo in luce anche il San Cristoforo, dipinto sulla destra della porta e coevo della struttura. Il campanile ottagonale a cuspide e la sacrestia furono aggiunti solo nel XVI° secolo. 


Il San Cristoforo posto sulla destra della facciata della chiesa di Kniepaß, restaurato come tutto l’edificio nel 2007, sebbene salvato solo parzialmente rispetto alla sua immagine completa, mostra due rotondità in concomitanza con la parte alta dell’addome che fanno pensare all’abbozzo di un seno.
Immagine tratta dall’archivio personale


La struttura interna è semplice, e la signora padrona del maso, ha aperto la porta che altrimenti è chiusa, raccontando di come lei così come i suoi figli si siano sposati in quella chiesetta di fronte a casa. Mentre mi stavo avvicinando all'edificio religioso, al padrone del maso che stava lavorando alla raccolta del granoturco, ho chiesto a chi fosse dedicata quella chiesa, scoprendo che era Santa Margherita vergine e martire. Nativa di Antiochia di Pisidia venne martirizzata sotto Diocleziano, e questo elemento potrebbe corrispondere a verità, ma tutto il resto della sua vita si perde nella leggenda. Condannata alla decapitazione fu inghiottita da un drago prima dell’esecuzione. Fu chiamata Marina in Oriente e Margherita in Occidente, viene celebrata il 20 luglio, e fu una delle sante più venerate nel Tardo Medioevo. Nell’arte viene raffigurata come una ragazza in piedi su un drago, si dice nell’atteggiamento di calpestarlo, o mentre esce dalla sua bocca e lo trafigge con una lancia a forma di croce. Il suo culto fu soppresso nel 1969, perché come molti altri santi e sante cancellate dal calendario, la sua agiografia risultò poco attendibile, ma sembra importare poco, perché continua ad essere venerata e celebrata spesso anche come santa patrona. All’interno della chiesa il dipinto ovale del volto di Margherita con la palma del martirio in mano, troneggia sull’altare, mentre sul soffitto, vi è un affresco che ritrae in una cornice ottagonale, che risale al 1680, San Giorgio con il drago, accompagnato dall’Assunzione in cielo di Margherita, rappresentata dalla Santa all’entrata di una grotta. In altro dipinto la decapitazione di Santa Caterina.


Santa Margherita d’Antiochia, con la palma del martirio. L’immagine dell’ovale, riporta alla leggenda di tradizione cristiana, legata al luogo.
Immagine tratta dall’archivio personale


Appena saputo che la cappella era dedicata a questa Santa, non ho potuto fare a meno di pensare agli studi fatti sul Culto delle Tre Bethen, le Dee celtiche o preceltiche, venerate per secoli in parecchi territori germanofoni, compresa questa valle con una grande testimonianza del luogo clou della loro presenza e venerazione, a Wielenberg-Montevila frazione di Percha-Perca.
Il fatto che nell’affresco del soffitto compaia anche Santa Caterina (la Dea Wielbeth) è stato un altro indizio di quella Triade sacra che insieme a Santa Barbara (La Dea Borbeth) costituivano. Le Tre Dee, denominate solo diversamente sono le stesse che vengono denominate le Tre Vergini, della leggenda di Meransen - Maranza, con i nomi di Aubet (Ambeth), Kubet (Wilbeth) e Gwere (Borbeth).
Il fatto che nella leggenda Santa Margherita venga ingoiata dal drago, prima di essere decapitata, indica la presenza di un elemento fondamentale dell’antico Culto della Dea: il drago o serpente appunto, simbolo di questa santa.
Il drago è uno dei simboli della Grande Madre, Signora di vita e di morte ed elemento di equilibrio dei suoi aspetti apparentemente opposti, ma solo complementari.
Uno dei dipinti, che viene considerato di fattura pregevole, del XVII° secolo non si trova all’interno della Chiesa, ma non sono riuscita a scoprire dove sia custodito, né ho nemmeno trovato un’immagine da poter condividere con voi, se non quella che è presente sul volumetto di arte e storia.
In questo dipinto, esattamente come in quello sopra l'altare, Margherita indossa una coroncina (ricordiamo come la corona d'oro sia uno dei simboli delle rappresentazioni della Dea Serpente), nella mano destra appoggiata ad un capitello, o comunque ad un supporto, regge in mano una croce che emana luce in direzione di un drago posto accanto a lei, che sembra non voler allontanare, in quanto la movenza mi ricorda più quando si alza la mano per accarezzare. Ultimo ma non meno importante, l’espressione del volto, i pittori antichi sapevano quanto l’espressività del volto e del gesto, ‘spiegasse’ un dipinto. Lasciate che vi dica, che lo sguardo non è né turbato, né spaventato, mentre Margherita volge il capo verso il drago.
Emanazione di una Triade Sacra che si perde nella notte dei tempi, Dea Ambeth delle Drei-Bethen o santa cristiana, non cambia la sua valenza. La porta della chiesetta si chiude, dietro di essa, dipinti, Heinrich Stadler e la moglie, continuano ad essere testimoni di un culto, a cui come gente della terra, erano ben abituati, quello del ciclo eterno di vita-morte-rinascita, quello della Dea Ambeth, che divenne poi Santa Margherita.


Scorcio della collina di Kniepaß, salendo dall’antica strada medievale
Immagine tratta dall’archivio personale





Bibliografia e sitografia:
*Abbazia Sant’Agostino Ramsgate – Grande Dizionario dei Santi – Edizioni Piemme 1990 Pag. 530-531
*Brunamaria Dal Lago Veneri – Numina Rustica – Edizioni Alpha Beta Verlag, 2014
*Stefan Demetz - Arte Sacra nel territorio di San Lorenzo di Sebato – Pluristamp, 2008
*Mio articolo del 2016: Wielenberg, nel nome di Wilbeth, la Dea lunare, una delle tre Bethen, la Triade di Dee celtiche delle Dolomiti pusteresi https://ilblogdilujanta.blogspot.it/2016/11/