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mercoledì 16 novembre 2016

Wielenberg, nel nome di Wielbeth, la Dea lunare, una delle tre Bethen, la Triade di Dee celtiche delle Dolomiti pusteresi








Wielenberg–Montevila è un abitato di soli 50 abitanti, frazione più antica del Comune di Percha-Perca lungo la statale che da Bruneck-Brunico conduce lungo la Pustertal-Val Pusteria. Addossato ai boschi che fronteggiano Kronplatz–Plan de Corones, questo piccolo agglomerato di case è uno dei luoghi più interessanti di tutta l’Alta Valle. La sua storia comprovata da ritrovamenti archeologici, ci parla del posto come un luogo sacro da almeno 5000 anni, e di una pietra dei solstizi, che è custodita da abeti, guardiani amorevoli lungo un sentiero ripido all’interno del bosco. La famiglia Huber, proprietaria del Maso delle Erbe è anche la proprietaria del territorio dove sorge appunto la Pietra dei Solstizi. Circa una decina di anni fa, poco sotto un leggero strato di terra, cominciarono a rinvenire oggetti come fibbie, pezzi di ceramica, monete, oggetti rituali, la cui collocazione temporale varia dal Neolitico all’Epoca Romana. Fra i vari reperti, merita una menzione particolare un coltello rituale, che serviva a scacciare le entità negative, veniva conficcato nelle culle o lanciato in aria per allontanare i temporali. Conservato perfettamente, ha manico ricurvo e nove mezzelune e nove crocette a renderlo magico.




Il toponimo Wielen ha due possibili origini, la prima dalla lingua indogermanica, dove significa ‘periodo di tempo’, ma la tesi più accreditata è che sia legato a Wilbeth, la Dea celtica della Luna, che rappresentava il percorso di vita, poi ricollegata al culto di Santa Caterina durante il Cristianesimo, il cui attributo era la ruota, così come appunto per Wilbeth, Signora della Ruota del Tempo. Come a dire che Wielenberg è il luogo dove viene misurato lo scorrere del tempo. Il culto matriarcale della zona riporta ad antichissime tre Divinità femminili: Wilbeth, Ambeth e Borbeth. La sillaba finale, comune ai tre nomi Beth significa terra e la parola tedesca Bett, letto, deriva da questa, in quanto una volta si dormiva per terra.








Ma chi sono queste tre Dee? Rappresentano una Triade divina, di origine celtica o preceltica, legata a Luna, Terra e Sole. Venerate come Dee Madri nella Terra del Norico, che si estende attualmente fra la Pustertal–Val Pusteria italiana e quella austriaca. Sono eterne, non nascono e non muoiono rappresentando un Culto dei cicli che ritornano. Ad iniziare proprio da quelli della natura, fatti di crescita, raccolta e riposo dei campi e quindi ancora nascita, morte e rinascita. Rappresentano quindi la ciclicità delle Dee attraverso le loro manifestazioni di Fanciulla, Madre e Anziana, sebbene fra di loro non vi siano apparenti differenze di età. Sono legate quindi alle fasi della vita, dell’agricoltura e del destino. E proprio in quanto Donne del Destino possono essere paragonate alle Norne germaniche (le Tessitrici del Destino), alle Parche romane o alle Moire greche. 


Le ragioni per cui ci si rivolgeva a loro erano le più diverse: dalla richiesta di protezione per i campi e le colture, alla richiesta di fertilità negli esseri umani, a questioni legate a nascita, malattia e morte. Quindi le Tre Bethen possono annoverarsi fra le Saligen (salighe in Italiano), donne guaritrici come ci denota il termine che le definisce, in quanto Salig è l’antica parola celtica per guarigione.



Dal loro nome deriva il verbo pregare in Tedesco Beten, in quanto con forte probabilità l’atto di adorare le tre Dee era così importante da aver influenzato anche  il verbo in questione, e quindi pregare in Tedesco significa in qualche modo chiamare le Dee. Anche il termine Butter deriva da una variazione di Beth, in quanto la mungitura sia nelle fiabe che nelle leggende è effettuata dalle donne.




Fu proprio Joseph della famiglia Huber, che molti anni fa scoprì, nel bosco a soli dieci minuti dal Maso delle Erbe, in cui la famiglia vende i propri prodotti naturali, un masso di granito alto circa un metro, con 5 fori sulla parte superiore, della profondità fra i 10,5 ed i 14 cm, con un diametro di 3 cm. Se in questi fori piantiamo delle asticelle di legno, le intersezioni delle ombre che si formano, indicano quattro periodi ben precisi dell’anno: i due solstizi, il periodo della semina il 15 aprile ed il tempo del raccolto il 29 agosto. Il masso ha la forma singolare di un cranio il cui volto è rivolto ad ovest ed era sicuramente utilizzato come oggetto di culto per pratiche di tipo magico come chiaramente scritto nel cartello che lo affianca. La pietra calendariale risalente a 5000 anni fa è adagiata in un territorio che accoglie numerosi strati di insediamenti preesistenti e risalenti almeno al Tardo Neolitico.






Il Culto delle Tre Bethen, come vengono denominate in letteratura, fu estremamente radicato, al punto di arrivare al Medioevo. Il territorio in cui furono venerate è un' ampia zona germanofona, al di fuori della quale sono sconosciute e che include, l’attuale Sudtirolo ma anche l’Alsazia dell’est con Strasburgo (F), e le regioni tedesche della Baviera, il Baden-Württemberg, la Westfalia e la Renania Palatinato dove la cattedrale di Worms, la più antica città tedesca, è l’esempio più insigne.









Luogo legato a grandi epopee, come quello del leggendario popolo dei Nibelungi, Worms, città fondata dai Celti e il cui nome fu Borbetomagus, che significava il campo di Borbeth in seguito ai dialetti ed alla latinizzazione del toponimo divenne poi Warmazfeld, Warmazia, Wormazia ed infine Worms. Anche il Santuario di Maria Taferl in Bassa Austria, sembra fosse dedicato al culto delle Tre Bethen, così come i santuari legati alla Madonna della Neve.
Ma torniamo per un attimo a Worms, nella città dei Serpenti o dei Draghi, dove il costruttore della famosissima cattedrale, il Vescovo Burcardo, ci fece sapere attraverso le sue documentazioni che il Culto delle Drei Bethen-Tre Bethen era così diffuso e importante nell’XI° secolo, che fu condannato dallo stesso vescovo come peccaminoso, attraverso il Decretum Collectarium nel 1025, emesso poco prima di morire. Nel battistero della Cattedrale comunque, nella cappella di San Nicolò, oggi si trova una pietra scolpita in bassorilievo, che raffigura le tre ragazze. Originariamente la pietra era situata nel monastero di montagna, il Bergkloster, nelle vicinanze della cattedrale, ma fuori le mura della città. Da quel momento alle Tre Dee vennero attribuiti nuovi nomi, e la Chiesa Cristiana convertì il loro Culto in quello delle Tre Sante Vergini: Caterina d’Alessandria, Barbara di Nicomedia e Margherita di Antiochia, che divennero poi le sante più famose del Tardo Medioevo. I nomi della devozione primigenia in alcuni casi furono cambiati nei nomi delle virtù teologali. Fides, Spes, Caritas, Fede, Speranza e Amore. E la loro credenza spesso fu anche assorbita dalla venerazione di Maria o di San Pietro e la loro trias si può ricondurre anche al culto di Anna, Elisabetta e Maria. Nel XV° secolo, quando divennero parte di un gruppo di Vergini che si unì al martirio di Sant’Orsola a Colonia, al tempo delle invasioni degli Unni e dei Goti, se ne cambiò di nuovo il nome.

Furono quindi Dee legate al potere delle fonti e dell’acqua, come delle pietre, degli alberi, ma forse anche delle grotte e delle miniere, come quelle di sale di Hallstatt in Alta Austria.






In Provincia di Bolzano i luoghi legati alle Drei Bethen sono tre. Il primo nella frazione di Klerant-Cleran nei pressi di Brixen-Bressanone nella chiesa di San Nicolò. A Meransen–Maranza, frazione di Mühlbach-Rio Pusteria con la sua chiesa parrocchiale datata 1775 dedicata a San Giacomo, il piu’ conosciuto fra i tre siti. E poi Wielenberg-Montevila appunto, che unisce la testimonianza più antica di tutte le cappelle e chiese in cui se ne faccia menzione (se ne contano 21 sembra) e datata 1127, oltre ad avere, esempio più unico che raro, un masso solstiziale, calendario preistorico, non lontano da dove sorge la piccola chiesetta intitolata a San Colombano e a San Giovanni Battista, e che sicuramente è collegata allo stesso Culto. All’interno della chiesa le Tre Vergini sono rappresentate tre volte e sulla bandiera della frazione sono rappresentate con le loro spade.






La devozione verso di loro sebbene trasformata si mantiene nella cultura contadina germanica, anche perché entrarono a fare parte di un élite di Santi denominati santi ausiliatori e che nel numero di 14 erano particolarmente invocati e pregati nella zona della Baviera, del Tirolo del sud e del nord, e del Welschtirol, attuale Trentino. Un numero cospicuo di Santi a cui la popolazione si rivolgeva per le questioni più diverse, principalmente martiri del III° e IV° secolo. Rappresentati in circolo o in fila, il gruppo era costituito da Santa Caterina d’Alessandria, Santa Barbara di Nicomedia, Santa Margherita d’Antiochia, San Biagio di Sebaste, San Dionigi di Parigi, San Ciriaco da Roma, Sant’Erasmo di Antiochia, Sant’Eustachio da Roma, San Giorgio di Cappadocia, Sant’Acacio di Bisanzio, San Pantaleone di Nicomedia, Sant’Egidio abate di Gilles, San Vito di Mazara, San Cristoforo di Canaan. Papa Paolo VI  ne soppresse il Culto nel 1969, con la riforma dei Santi, perché la loro identità non era confermata.






Le Tre Bethen furono associate anche ai colori del nero, il colore della non fertilità manifesta, della fase calante, profonda e buia; il rosso della fertilità e della maturità e bianco della fanciullezza, della primavera, dell’inizio. Ma queste variazioni cromatiche risalgono all’Alto Medioevo e non si sa se siano state attribuite da artisti dell’epoca o se appartengano a conoscenze pre-cristiane.

Ritorniamo alle Tre Bethen ed alle varianti dei loro nomi, la cui origine è comunque sconosciuta. Perché in effetti la Triade, si presenta con le stesse caratteristiche e sotto nomi diversi. L’unica di cui si sembra trovare qualche connotazione etimologica è Borbeth, nella variante di Gwere come viene chiamata a Meransen-Maranza. Gwere sembra derivare da un parola antichissima del vocabolario religioso, delle zone baltiche, slave ed indoiraniche, con il significato di cantare inni di lode.







Il loro Culto era celebrato sicuramente dalle donne sciamane dell’Età del Bronzo e nell’Alto Tedesco Antico, 1200 anni fa, queste donne venivano chiamate Hagzissa da ‘Hag’ recinto o cespuglio e ‘Zissa’ amazzone. Erano le streghe del tempo, che rivestivano un ruolo prestigioso, come medium fra il nostro mondo e quello degli antenati e delle Entità e Divinità. L' attitudine patriarcale del Cattolicesimo manifestò grande ostilità nel riconoscere le Dee progenitrici prima ed il potere delle donne poi, così la figura della Hagzissa fu resa nuova e negativa, e fu nel 1600, all’apice della persecuzione dell’Inquisizione, che i grandi roghi distrussero la vita di tante donne di Conoscenza e con loro la sapienza di millenni riguardo le piante e le erbe medicinali.

Andiamo ad analizzare le caratteristiche di ognuna delle Tre Bethen….





Wilbeth la si ritrova anche con le varianti di nome: Willebede, Vilbeth, Wilbede, Fürbeth, Firpet, Cubet, Kubet. Dea della Luna, di colore nero, le fu collegato il Culto di Santa Caterina, ha come simbolo la Ruota con la quale tesse i fili del Destino e della Vita.

Luoghi dedicati a Wilbeth in Austria Maria Schutz (Bassa Austria),Villach   (Carinzia), Vilalp (Tirolo), Wildalm (Alta Austria), Wildon (Stiria).




Borbeth varianti del nome: Warbet(h), Gwerbeth, Worbeth, Warbede, Borbede, Wolbeth. E’ la Dea del Sole, è rossa, e simboleggia vita e morte. Divenne poi Santa Barbara, il suo simbolo è la Torre. Parte del suo nome deriva da Borm che fu il nome di una tribù celtica, ma deriva anche dalla parola celtica Bor-co che significa radiante e incandescente, legato anche al concetto di altezza. Quindi colei che dall’alto irradia luce e calore. Alla figura di Borbeth è associata quella di Perchta, altra divinità germanica e dolomitica, luminosa e splendente Dea, che deriva dall’Antico Tedesco Perahta con il significato di brillante, lucido. Troviamo anche affinità con la parola dell’Inglese Antico beorht che deriva dal proto-germanico Berthaz che è affine all’antico  Sassone berht ed all’Antico Alto Germanico Beraht, che significano tutti luminoso. Inoltre tutti i nomi che terminano con –brecht- o –bert- sono riconducibili a questa Dea, così come toponimi associati con l’Oriente non si riferiscono solo alla Dea Ostara, ma anche alla Dea Borbeth. Luoghi legati a Borbeth : Hochosterwitz, Holzöster, il Borsee in Alta Austria, ed in Germania riportano a Borbeth: Württemberg, Bettendorf e Bitburg.




Ambeth varianti possibili : Einbet(h), Ainbeth, Ainpeta, Einbede, Ambet, Ambede, Embede, Aubet. E’ la prima Dea della Terra, Madre e progenitrice. Di colore bianco. E’ colei che crea la vita e simbolizza il ciclo eterno di vita-morte e rinascita. E’ rappresentata con un verme che in effetti è sinonimo del serpente o drago. Nonostante a livello visivo le Tre Dee non mostrino differenze di età, alcune descrizioni dicono che quando nacque Wilbeth lei avesse 13 anni mentre Borbeth ne avesse 8, ma tutto questo riporta anche alle sequenze di Fibonacci che sono applicate anche agli alberi, ai fiori ed alla natura in generale. E quindi forse si vuole dare una lettura più ampia e universale delle Dee, che passi anche attraverso quella matematica. Il Suo Culto è affine a quello della Dea irlandese Anu. A lei fu attribuito poi il nome di Santa Margherita. Da lei derivano anche i nomi femminili di Anna, Annette, Antje, Annika, Amelie. Il Culto di Sant’Anna nel Cristianesimo infatti fu fortemente collegato alle partorienti e successivamente ai minatori, a tutela del grembo materno e di coloro che lavorano nel grembo della Terra, il linea con i suoi attributi originari. La possiamo anche ritrovare in  luoghi come Annaberg (Leibnitz, nel sud della Stiria), Amberg (Alta Austria), Ambach a St.Pölten (Bassa Austria non lontano da Vienna).





Il loro Culto comunque sia e rivisto in chiave cristiana, fa parte di una preghiera che si recita la sera, in una curiosa variazione dell’iconografia delle tre Donne Sante, che però, a distanza di millenni, non cambia l’essenza di ciò che si prega.
“Sankt Barbara mit dem Turm, Sankt Margaretha mit dem Wurm, Sankt Kathrein mit dem Radl, sein die drei heiligen Madln”
"Santa Barbara con la torre, Santa Margherita con il verme (drago), Santa Caterina con la ruota, siate le tre ragazze sante". 

Nomi diversi ma stessi simboli, stesse peculiarità, non c'è passato per le Tre Bethen, per coloro che non nascono e non muoiono, perché tutto continua e continuerà a parlare di loro.
 






 









Bibliografia

*Brunamaria Dal Lago Veneri Numina Rustica, Edizioni Alpha Beta Verlag 2014

Sitografia


Videografia


Immagini

Foto Duomo di Worms tratta da www.sable937.blogspot.com
Dal Web
*4,5,8,9,10,11,13 
Dall’archivio personale
*1,2,3,6,7,12,14,15,16,17,18,19,20,21,22

Didascalie

*1 L’abitato di Wielenberg – Montevila F.ne di Percha-Perca (BZ)
*2 Coltello rituale preistorico contro spiriti maligni
*3 Vista su Kronplatz- Plan de Corones
*4,5,8 Rappresentazioni delle Drei Bethen-Tre Bethen
*6 L’insegna su legno lungo la strada che arriva davanti al Kräuterhof – Maso delle Erbe di Wielenberg-Montevila
*7 Pietra calendariale dei Solstizi
*9 Dom Sankt Peter-Duomo di San Pietro a Worms (DE), esterno
*10 Dom Sankt Peter-Duomo di San Pietro a Worms (DE), cappella di San Nicolò, le Drei Bethen-Tre Bethen
*11-13 Immagini delle tre Sante che si stratificarono sul Culto delle Tre Bethen nella chiesetta di Wielenberg-Montevila
*12 Chiesetta di Wielenberg-Montevila dedicata ai Santi Colombano e Giovanni Battista
*14,15,16 Reperti ritrovati nei pressi del Maso delle Erbe
*17,18,19,20,21 Interno del maso
*22 Hexengarten–Giardino della Hagzissa-Strega














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